venerdì 9 luglio 2010

Se la "gente che fa la storia" passa in città. Gilberto e Arsenio, la Granma e la quotidianità del mito.


Come cantava il Principe De Gregori, è la gente che fa la Storia. È la gente comune che accompagna e rende gloriose le azioni dei grandi uomini e che realizza cambiamenti epocali per un popolo. E quando capita di sentire la Storia concretizzarsi nella voce rauca di due persone comuni che hanno partecipato ad uno degli episodi più affascinanti del Ventesimo Secolo, l’emozione vibra nell’aria. Ascoltare Gilberto Garcia Alonso e Arsenio Garcia Davila raccontare della loro partecipazione in prima linea alla rivoluzione cubana e dei mesi di preparazione dei barbudos in Messico guidati da Fidel Castro e al fianco di Ernesto Guevara fa vibrare l’emozione. Mercoledì nella sala dell’associazione culturale Combo in via Cartolari quaranta, forse cinquanta persone trattengono il respiro, religioso silenzio. Gracili, canuti, sorridenti, quei due anziani cubani parlano a ruota libera dello sbarco del Granma lungo le coste cubane, delle lotte contro l’esercito regolare di Batista, della morte di ventimila giovani volontari (intellettuali, operai, campesinos). Parlano di quel primo gennaio del 1959 quando il dittatore fu cacciato dall’isola caraibica. Ma soprattutto parlano dei loro vent’anni e dei loro sogni, della convinzione ancora viva che il socialismo di cui Fidel infarciva le lunghe giornate messicane era ed è l’unica soluzione per il loro popolo. Parlano di una Cuba povera e diseguale che con il loro sacrificio avrebbe potuto trasformarsi e divenire esempio per l’America Latina e per il mondo. Parlano degli Stati Uniti (che nominano solo con l’epiteto di “impero”) e sorridono dicendo di aver resistito a ben 11 presidenti alla Casa Bianca. E parlano della quotidianità con il futuro mito Che Guevara: imbranato in cucina, poco portato per il ballo e stonato, tanto da rovinare le melodie cubane cantandole come fossero un tango.
Dopo un’ora e mezzo di racconti, il pubblico interviene. Si alzano mani, partono domande, curiosità, richieste. Perché Fidel lasciò Guevara morire in Bolivia? La lotta armata è ancora la soluzione? Perché in Honduras vince la destra reazionaria? Ma alla fine quello che tutti chiedono a quei due anziani barbudos è una speranza per il futuro: non solo la speranza di un cambiamento reale, ma soprattutto la speranza di riuscire ancora a sognare come hanno fatto Gilberto e Arsenio sulla Granma.



1 commento:

  1. Hanno detto che un regime socialista era l'unico applicabile in un paese come Cuba, fondato su diseguaglianze sociali secolari, e che Fidel ha realizzato i loro sogni di ventenni: permettere a Cuba di appropriarsi della loro ricchezza (nazionalizzando raffinerie, banche, aziende ecc) e di redistribuire al popolo.
    Ecco, la visione è piuttosto estremista e convinta... questi non si schiodano, hanno elogiato Fidel come la salvezza di un popolo che sta resistendo da 50anni all'imperialismo americano, declinato come crudele legge del più forte contro la solidarietà socialista. (cc)

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