martedì 27 luglio 2010

Da Perugia a New York: Pala Colonna


Nei primi anni del 1500 le suore terziarie Francescane della Beata Angelina di Montegiove dei conti di Marsciano, che ufficiavano il convento di Sant’Antonio da Padova, attuale casa della studentessa nel rione di borgo sant’Angelo (Corso Garibaldi), commissionano ad un giovane e promettente pittore che gravitava in città una maestosa pala da altare per adornare l'abside interno al convento.
Tale scelta ricadde su questo giovane, poiché era agli inizi della carriera e quindi richiedeva un compenso minore rispetto ad un pittore già affermato. Il giovane si chiamava Raffaello di Giovanni Santi da Urbino, poi conosciuto come Raffaello Sanzio.
L'opera in questione è una Madonna in trono con Bambino (e il piccolo san Giovanni) tra santi in cui si vedono in primo piano gli apostoli Pietro e Paolo e subito dietro due sante martiri. La figura a sinistra del trono è santa Caterina da Alessandria mentre l'altra santa è di difficile attribuzione iconografica. E' un Raffaello che guarda con molta attenzione al suo maestro, Pietro Vannucci detto il Perugino, ma è anche attento all'altro grande artista perugino Bernardino di Betto detto il Pinturicchio. Nell'estrema povertà delle suore francescane stona il fatto che nel loro convento possedevano un dipinto di Raffaello, uno di Piero della Francesca e uno di Vincenzo Pellegrini. Questo paradosso è forse spiegato perchè una Baglioni era a capo del convento e quindi aveva possibilità, tramite la sua famiglia, di finanziare importanti opere d'arte.
L'opera è rimasta all'interno delle mura del convento fino a metà del 1600, quando ormai ridotte in povertà causata dall'oramai pressante stato pontificio, le suore Francescane cedono le predelle (cioè i tre piccoli dipinti che si trovavano sotto la pala principale, attualmente non visibili in foto) alla regina Cristina di Svezia.
Terminato il denaro quindici anni dopo, si trovano costrette a vendere tutta l'opera. Il primo acquirente fu il conte Bigazzini, perugino di nascita, ma romano di adozione che se la portò con se a Roma, per poi cederla all'illustre famiglia romana dei Colonna, dai quali la pala prenderà poi il nome. Rimarrà a lungo all'interno della loro collezione fino alla tempesta napoleonica, durante la quale la nobiltà romana è in pericolo e quindi il quadro va a Napoli, acquistato da Fernando I Re delle Due Sicilie che poi, abdicando al figlio Francesco II, porterà il dipinto a Madrid.
Dopo varie vicissitudini si fanno avanti per l'acquisto della pala due grandi clienti: il Louvre di Parigi e la The National Gallery di Londra. L'affare non va in porto in quanto la guerra franco-prussiana mette in difficoltà le economie francesi e alcuni dirigenti del museo inglese già avevano posato gli occhi sulla Pala Ansidei, sempre di Raffaello e sempre a Perugia. Bisogna quindi rivolgersi al mercato più florido del momento, il mercato americano. Qui si fa avanti uno dei piu illustri magnati americani (ndr. secondo il Times il più gran manager di tutti i tempi), J.P. Morgan.
Il dipinto resterà a New York nella sua collezione privata esposto nella John Pierpont Morgan Library fino al 1916, anno della sua morte, quando il figlio deciderà di donarla al museo cittadino, nonchè uno dei musei più prestigiosi di tutto il mondo: il The Metropolitan Museum of Art.
A cura dello staff di wikidonca

lunedì 26 luglio 2010

Una giornata al Lago. Il Palio delle Barche a Passignano.


E’ stata un’attesa lunga 18 anni. Ora è finita! Il rione Centro Storico ha vinto il 27esimo Palio delle Barche di Passignano. Dopo una gara avvincente, soprattutto contro il rione Centro Due, i portatori vestiti di bianco-rosso sono stati i primi a tagliare il traguardo. Sempre in testa fin dal primo tratto percorso in acqua, hanno mantenuto la posizione anche nella parte di corsa a terra, rischiando un sorpasso da brividi, nella regata finale proprio da parte del rione bianco-azzurro.
L’emozione del Palio contagia anche chi non abita a Passignano e si trova lì solo come semplice spettatore. Gli incitamenti, le urla e gli applausi arrivano da tutti i pontili, e soprattutto quando le barche remano in acqua verso lo sprint finale i brividi e l’adrenalina si fanno sentire. Nulla a che vedere con l’emozione dei sostenitori dei quattro rioni (Centro Storico, Oliveto, Centro Due e San Donato), iniziata già settimane prima, che a ridosso della gara si sono caricati cantando cori per motivarsi e per sfottere gli avversari. La festa del Centro Storico è durata tutta la notte…dopo tutto per molti dei 60 portatori questa vittoria è stata la prima in assoluto.
Agnese Priorelli

domenica 25 luglio 2010

Quattro "salti" in città. Il Parkour arriva a Perugia.


Superare saltando, camminando, correndo e arrampicandosi con movimenti fluidi e dinamici, gli ostacoli delle nostre città-giungla. Tutto questo è il Parkour, che dalle banlieue parigine si sta facendo strada concretamente anche qui da noi.
In Umbria dal 2007 c’è la “Comunità Umbra Parkour”, che anno dopo anno raccoglie sempre più iscritti. Il PK, nato in Francia negli anni 80, è uno sport acrobatico e una vera filosofia di vita che in città e nell’intera regione conta una vera comunità di “traceurs”, come vengono chiamati quelli che lo praticano. “Perugia non si presta molto a questo sport - spiega Massimo Baffoni, portavoce del Cup – ma abbiamo comunque trovato dei luoghi ideali dove praticarlo, come piazza Partigiani, piazzale del Bacio o piazzale Europa. Il parkour aiuta a superare le paure, come quella del vuoto, e serve un equilibrio tra forza fisica e forza mentale”. La Cup sta cercando proprio una palestra a Perugia dove potersi allenare, visto e considerato che il numero dei traceurs è cresciuto notevolmente. “A Terni sono state organizzate due giornate chiamate "One day parkour" come introduzione alla disciplina per i nuovi ragazzi e per tutti i curiosi, mentre – prosegue Massimo – per la fine di agosto siamo in trattativa per ospitare Laurent Piemontesi (uno dei fondatori della disciplina, nonché membro degli Yamakasi, disciplina assimilabile al PK) a Perugia, per una collaborazione che va avanti ormai da un paio di anni. Tra le novità c’è anche l’uscita del primo libro italiano sul parkour, freerunning e art du déplacement, disponibile per tutti gratuitamente sul nostro sito, dove trattiamo sia del lato fisico della disciplina che di quello filosofico e attitudinale”.
Per conoscere meglio questo sport o per iniziare a praticarlo info: www.parkourumbria.alternativa.org
Agnese Priorelli