martedì 20 luglio 2010

In&Out di Umbria Jazz...ora fiato alle vostre trombe!


Archiviato Umbria Jazz, a due giorni da una chiusura per alcuni sofferta e per altri agognata, Perugia torna alla normalità. E come d’abitudine, parte la corsa alla critica o all’adulazione del festival che dà lustro internazionale e porta soldi ad un’intera città.
E nell’edizione 2010, chi sale e chi scende? O meglio, in che cosa UJ merita plausi e in che cosa invece la “gogna”? Tra le lamentele più diffuse, carpite qua e là lungo Corso Vannucci, discusse con gli amici davanti all’ennesima birra, c’è il silenzio di Piazza IV Novembre. Rispetto ai precedenti anni i concerti sono solo un paio ogni sera e piuttosto brevi: tra una band e l’altra risuona fastidiosa l’assenza di musica e la piazza davanti al palco si svuota a favore delle entrate dei bar. Molto meglio ai Giardini Carducci, dove la musica (seppur stesse scalette e stessi artisti per dieci lunghi giorni) accompagna l’intera giornata del turista e del perugino, jazz no stop. Insomma, chi non poteva o voleva accedere al cartellone ufficiale a pagamento era in grado di scovare alternative nel palcoscenico a cielo aperto di UJ. Anche perché quest’anno è tornata con prepotenza una delle peculiarità delle edizioni storiche, che negli ultimi anni sembrava essere perduta: l’anima zingara del festival. Tanti i gruppi e gli artisti che si sono esibiti, cappello alla mano, in piazza della Repubblica, in Piazza Italia, sotto i portici del Duomo, in via dei Priori (foto Francesco Lucchese):


a qualsiasi ora era possibile imbattersi in giovani artisti e gruppi soul. E non sono mancate band originali, girovaghe, improvvisate, ufficiose nei locali del centro storico: in molti hanno offerto per tutta la durata del festival musica di alto livello al di fuori degli schemi ufficiali. Un punto a favore di Umbria Jazz.
E il cartellone ufficiale? Anche qua l’ago della bilancia pare rimanere in equilibrio. Da una parte, Morlacchi e Oratorio di San Cecilia hanno spalancato i sipari al miglior jazz, al jazz autentico e ricercato, onorando a pieno le origini del festival. Stesso dicasi per i tre ristoranti convenzionati, Brufani, Taverna e Bottega del Vino dove ogni pasto era accompagnato da grande musica. Dall’altra l’Arena Santa Giuliana, vetrina per eccellenza di UJ e catalizzatore di “masse”, ha svicolato il jazz scontrandocisi solo le sere di giovedì e venerdì con Pat Metheny e Sonny Rollins: per il resto un’accozzaglia di reggae, hip hop, taranta, rock e musica brasiliana. L’ultima sera, domenica 18 luglio, il gran finale aperto al pubblico: musicisti bravissimi, virtuosi della chitarra e del pianoforte, ma male assortiti. Quasi un happening senza un vero filo conduttore.


Infine, i servizi. Toilette pubbliche praticamente introvabili (lontani e pochi i bagni chimici), ma quelle di bar e pub a disposizione della città. Bene l’ordinanza del sindaco che ha allungato gli orari di apertura dei locali e di permesso alla somministrazione di alcol. Ma i prezzi sono schizzati quasi alle stelle. Sia quelli dei bar (in molti hanno alzato di 50 cent. o un euro birre e cocktail) che dei ristoranti (in alcuni casi i piatti del menu hanno subito un rincaro fisso di 2 euro!). Ma soprattutto quelli ufficiali della manifestazione. Birre, snack e pasti caldi non proprio a buon mercato agli stand dei Giardini Carducci e all’Arena. Quattro euro e mezzo per una bionda media non invogliano certo a spendere e spandere.
E voi che ne pensate?
Chiara Cruciati

1 commento:

  1. Condivido e confermo l'articolo nella maggior parte dei punti come ad esempio il discorso del "silenzio di piazza 4 novembre" il concerto di chiusura al s. giuliana e i prezzi... Devo esprimere un parere totalmente opposto sull'anima zingara di UJ. Secondo me è morta diversi anni fa e ogni anno c'è sempre molto di meno... sono stato in centro la maggior parte delle serate e anche diversi pomeriggi ma di tracce di artisti e gruppi ne ho viste ben poche! Quest'anno piu degli altri ho avuto la nostalgia delle serate degli anni passati dove magari a fine spettacoli cominciava la vera festa e trovavi artisti (che prima suonavano sul palco) esibirsi nei locali e posti piu disparati lungo il corso oppure in locali tipo Cinastik, Contrappunto, S.Andrews, ecc.. C'erano punti di ritrovo tipo il tempietto di s.angelo o "i giardini del Sanfra", c'era via dei priori che da cima a fondo era piena zeppa di bancarelle di tutti i tipi con qualsiasi cosa... Li si che c'erano gli artisti! che trovavi delle band improvvisate, che assistevi a esibizioni di ogni genere e c'era gente di tutti i tipi. Quella si che era la vera UJ, altro che questa di adesso. Adesso l'unica cosa che mi fa venire in mente è il senso di vuoto, di appiattimento generale, senza un minimo di allegria, dove i concerti (quelli gratuiti aperti al pubblico) vengono dimezzati oppure invece che finire in orario terminano prima perche ci sono i vicini che non possono dormire e protestano(vedi giardinetti concerti di chiusura) Secondo la mia opinione strettamente personale UJ ha perso tutto quel fascino e quell'atmosfera che l'ha resa famosa e adesso è rimasta solo una manifestazione abbastanza grigia dove la gente di perugia va perche non ha niente di meglio da fare.

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